Marcello Valassina classe 1961, microbiologo, fin dagli anni universitari ha  collaborato a progetti culturali seguendo le orme del padre, Italo Valassina, fondatore del Centro Studi di Grosseto e successivamente dell’Università della Terza Età. Ideare progetti artistici e culturali è diventato poi una delle attività a cui dedica la maggior parte del tempo disponibile, cercando comunque sempre di seguire un criterio scientifico , certo che ad una azione debba poi seguire una reazione. E la reazione principale è quella di incuriosire le persone, dando loro l’opportunità di inciampare in percorsi artistici tutti da esplorare. Dal 1999 si occupa anche della messa in scena e scrittura per spettacoli di danza contemporanea e teatro danza.
Tra i vari eventi curati
Tournée italiana della Compagnia di Danza del Teatro Nazionale di Spalato nel 1995 e 1999 in Veneto e Toscana
Mostra video-fotografica Danceview Cortile del Podestà – Siena
Mostra fotografica Danza Bianco e Nero Ex-Magazzini del Sale- Siena
Mostra Pittura PopLove di Asako Imamiya- Catelnuovo Berardenga- Siena
Festival Confi.Dance Siena
Festival Kontemporanea- Orbetello Monte Argentario
Festival Cassero in Danza Grosseto
Concerto Rosso di Sera Grosseto
Rassegna Piccole Storie Aliene
 Da “Pubblico e Danza” di Elena Di Stefano Teatri Di Vita 2003
Marcello è un grande osservatore, è attento, e pensa con la sua testa. Sostiene di essere timido ma quando parla non è per dire una banalità. E’ un altro rapito dalla danza, e non credo che se la scrollerà mai di dosso. Capita, a chi ci finisce in mezzo.
“Mi sono avvicinato alla danza grazie ad uno spettacolo all’aperto, aperto a tutti. Avevo un’impressione noiosa della danza. O forse non ero abituato a vederla. Sono stato fortunato a vedere una cosa che mi ha colpito profondamente ed emozionato. Sono stato contento di aver visto la danza senza dovermi preoccupare di “che cosa vuol dire?” o “che significa?”. Per me la danza è immediatezza e semplicità. Il linguaggio del corpo è immediato, non deve avere le sovrastrutture delle parole che comportano poi le affascinanti interpretazioni, le intonazioni, e i vari equivoci e i vari significati. Non mi piace la danza che non capisco, non mi piace la danza che si fa carico di intellettualismi che necessiterebbero trattati di filosofia. Non mi piace la danza che si fa carico di messaggi oscuri. Non mi piace la danza per pochi. Non mi piace la danza di nicchia. Non mi piace la danza-sensazione: effetti e costumi. Non mi piace la danza che mi annoia. L’arte non è noia. E non parlo di gusti e di generi. L’impegno dell’artista è quello di produrre comunque un lavoro onesto e ben preparato, ovviamente. E più la gente vede cose ben fatte, più è preparato a vedere vari generi di spettacolo, più si apre la mente, meno si lascia convincere che la danza è lo stacchetto televisivo. Più qualità viene proposta, più la qualità viene riconosciuta. Non mi piace il pubblico che va a teatro come andasse in chiesa. Non mi piace il pubblico che applaude a tutti i costi. Non mi piace il pubblico che non fischia. Non mi piace il pubblico che non si esprime come vorrebbe. Non mi piace il pubblico silenzioso che non contesta se lo spettacolo è brutto, per poi commentarlo a bassa voce subito dopo. Non mi piace la mancanza di coraggio del pubblico. Non mi piace sentire dire “hanno detto che è bello, deve essere bello…”. Non mi piacciono i critici che non vedono uno spettacolo, che pensano male e scrivono bene, che ti chiedono i soldi se vuoi che scrivano un pezzo sul tuo lavoro, che gestiscono un potere dato da chi, poi, non si sa. Non mi piacciono gli artisti che danno la colpa a te se non hai capito la loro arte. Non mi piacciono i potenti, artisti, critici e politici, cui tutto sembra dovuto. Non mi piaccio quando vado ad uno spettacolo e conto la gente che c’è. Non mi piaccio quando considero quanto mi è costato un biglietto rispetto a quello che poi vedo. Non mi piaccio quando leggo un programma di sala o una scheda informativa e mi chiedo se è tutto vero quello che c’ è scritto. Mi piace restare ancora un po’ nei paraggi del teatro dopo aver visto un bello spettacolo: me ne distacco malvolentieri, chi ha danzato me lo sento quasi amico.”