“Figlio figio…povero figlio.. “ (cit. De Andrè)

Conosciamo la storia: la tracotanza di Icaro viene esaltata dal volo, sempre più vicino al sole, l’astro più importante del cielo che ci sovrasta. Disobbedisce al padre e… precipita. Vittima della sua insolenza?
E se invece Dedalo fosse responsabile della morte del figlio?

Dedalo il genio, il Leonardo ante-litteram della mitologia greca, l’ingegnere costruttore….come ha potuto lui stesso dimenticarsi di essere stato giovane? Come sottovalutare l’euforia, l’entusiasmo, la follia dell’emozione che un giovane cuore sperimenta per la prima volta? Come non essere orgoglioso di un figlio che sfida il potere del sole, che vuole andare oltre alla mediocrità di una vita che ti lascia poi prigioniero e senza sogni? Icaro ha volato troppo in alto. Essere punito per un sogno. Non è forse quello che la mediocrità della morale comune vuole?

Partendo dalla libera interpretazione della storia mitologica di Dedalo ed Icaro, quello che ci ha interessato esplorare è il concetto del labirinto, decodificato come una metafora della società odierna. Dedalo è stato l’artefice, il costruttore del labirinto, ma non riesce nemmeno lui a trovare la via di uscita. Diventa lui stesso vittima e prigioniero, insieme al figlio Icaro. Il rapporto padre-figlio, lo scontro generazionale, apre lo scenario di una perdita sostanziale di quei valori, quei riferimenti anche di coscienza politica e sentimentale, che disorientano il padre, colpevole di non aver avuto la lungimiranza di tutelare il futuro del figlio e delle nuove generazioni .

Coreografia: Francesca Selva

Soggetto e messa in scena: Marcello Valassina

Interpreti: Luciano Nuzzolese, Roberto Gonnelli (attore)

Musiche: Autori Vari

Durata: 60 min circa

Crediti: Mibact,Progetto Speciale,  Regione Toscana, Residenza Artistiche Toscana

Festival: Siena Città Aperta, Festival, Acqui in Palcoscenico (AL), Ipuntidanza (Moncalieri, TO), Corinaldo Danza (AN), Ciciliano d’Estate (Roma), Sovicille d’Estate (SI), Cassero in Danza (Grosseto).