Liberamente ispirato a “Il Cantico dei Cantici” nella traduzione di
Guido Ceronetti
Un testo poetico , quello del “Cantico dei Cantici” pieno di sensualità e di erotismo che fa parte del Vecchio Testamento e il cui contenuto ha fatto sempre molto discutere per la profonda differenza di stile e di natura che si riscontra col resto della Bibbia. Bellissima ne è la traduzione di Guido Ceronetti a cui ci ispiriamo e con cui la coreografa e regista Flavia Bucciero ebbe una corrispondenza nel lontano 2002 per un confronto su un’idea di messa in scena .
L’elemento della sensualità, del ricordo, della lontananza, del desiderio dell’altro, del vuoto e dell’assenza che si riempiono di assonanze con il modo della natura, sono centrali nella messa in scena. Il periodo di vita caratterizzato dal Covid 19 ,che stiamo tutt’ora attraversando, ci ha abituato a declinare in mille forme questi concetti. Come conciliare la distanza o meglio le distanze, l’allontanamento, la perdita delle persone amate con un’idea di permanenza dentro di noi.
Regia e coreografia : Flavia Bucciero
Musica dal vivo : Antonio Ferdinando Di Stefano
Danzatori e interpreti: Luca Di Natale, Pauline Manfredi, Federica Modafferi
Elementi scenici : Delio Gennai
Disegno Luci : Riccardo Tonelli
Foto : Antonella Limotta e Marco Bizzarri